La storia
Carlo Levi nasce a Torino nel 1902 da Ercole Levi e Annetta Treves. Nel 1904 la famiglia si trasferisce nella villetta di via Bezzecca 11. Levi studia dapprima al liceo Vittorio Alfieri e poi si laurea in Medicina all’Università di Torino. Dopo una breve esperienza clinica, presto abbandonata, si dedica alla pittura e all’impegno politico, coltivato, quest’ultimo grazie alla frequentazione di Lionello Venturi (1885-1961), Enrico Persico (1900-1969), Piero Gobetti – prematuramente scomparso nel 1926 –, Carlo e Nello Rosselli (1899, 1900-1937), Aldo Garosci (1907-2000).
L’importante contributo di Levi come antifascista, che si svolge tra Torino e la Francia, lo vede attivo nella preparazione del programma di Giustizia e libertà, movimento politico antifascista di matrice liberal-socialista. Arrestato il 13 marzo 1934 ad Alassio (Savona), viene rilasciato il 9 maggio e riarrestato l’anno successivo; è condannato a tre anni di confino, che sconta dapprima a Grassano e poi ad Aliano, in Basilicata, ed è rimesso in libertà nel maggio 1936.
Nel 1937 nasce la figlia Anna, avuta da Paola Levi. Con le leggi razziali del 1938 Levi è costretto a rifugiarsi in Francia ma nel 1941 torna in Italia e risiede a Firenze.
Negli anni della militanza nel Partito d’azione e della lotta clandestina, dopo la detenzione nei carceri Le Nuove di Torino e Le Murate di Firenze, Levi scrive Cristo si è fermato a Eboli, opera di elaborazione dell’esperienza del confino e di denuncia della condizione di miseria in cui vive la popolazione materana, edito da Einaudi nel settembre 1945. Francesco Rosi (1922-2015) trarrà liberamente spunto dal libro per l’omonimo film, nel 1979. La produzione letteraria di Levi è però ben più vasta ed è incentrata, in particolare, su tematiche politiche.
Levi diviene condirettore della fiorentina “La Nazione del popolo”, dall’agosto 1944, e direttore dell’edizione romana de “L’Italia libera”; collabora quindi come disegnatore satirico con il quotidiano “L’Italia socialista” e poi con “La Stampa” e “L’Illustrazione italiana” dedicandosi ai reportage.
Levi avvia una relazione con la figlia di Umberto Saba (1883-1957), Linuccia (1909-1975), che gli sarà accanto per il resto della vita.
Levi torna alla politica attiva dopo i fatti che, nel 1960, si consumano sotto il governo Tambroni, in particolare la repressione violenta della manifestazione di Genova (indetta dalla Camera del Lavoro per protestare contro il raduno a Genova del VI congresso del Movimento Soiciale Italiano), e l’attentato di matrice fascista alla sua macchina. Viene eletto senatore nel 1963 come indipendente nelle liste del Partito Comunista italiano e viene riconfermato nel 1968 nelle liste del PCI - Partito socialista di unità proletaria (PSIUP). Durante il suo mandato interviene, in particolare, sui problemi del Meridione, sull’emigrazione, sulla contestazione studentesca e su tematiche legate alla tutela dei beni artistici e paesaggistici.
Carlo Levi muore a Roma il 4 gennaio 1975 e viene sepolto ad Aliano.